Tim Gajser, da una stagione perfetta a una nuova sfida

Massimo Zanzani
Il pilota sloveno si racconta con profondità, come uomo e come campione
27 febbraio 2020

Ad Imola, lo scorso anno il sogno di Tim Gajser è diventato realtà: diventare campione del mondo MX e farlo risorgendo da due anni d'inferno. Il 2019 è stata una stagione "veramente sorprendente - racconta il pilota sloveno - , ho corso molto rilassato, spero quest’anno di poter replicare…". 

Il debutto stagionale però è stato un po’ difficile, con alcuni errori forse dovuti al fatto che dovevi ancora troare la tua dimensione…
"Esatto, il livello era già subito alto ma sentivo che avevo la velocità per lottare per vincere, purtroppo ho fatto un po’ troppi sbagli ma poi ho messo tutto insieme e ho cominciato ad approcciare ogni corsa semplicemente andandoci e divertendomi, godendomela, non mi sono fatto pressione correndo senza aspettative, solo per divertimento, ed essendo più rilassato ho potuto correre come so fare". 

In Inghilterra hai fatto una caduta spaventosa in un punto velocissimo, e anche a Mantova ti sei trovato in un’altra situazione paurosa: le cadute ti insegnano qualcosa o te le lasci semplicemente alle spalle senza pensarci? 
"Ad ogni caduta o errore che fai, dopo provi a pensare dove le cose sono andate male e quindi cosa puoi migliorare per non ripetere più lo stesso errore. Quindi da tutte le cadute che ho fatto nella mia carriera ho sempre provato ad imparare quanto più potevo, così da evitare di ritrovarmi nelle stesse situazioni". 

 

Quando non sei al 100% ti viene a mancare la fiducia in quello che puoi fare

Le due stagioni precedenti il 2019 gli infortuni avevano condizionato i tuoi risultati: quanto è stato difficile psicologicamente sapere di avere le carte in regola per lottare per il titolo e non poterlo fare a cause di incidenti?
"Sono stati due anni duri, perchè quando non sei al 100% ti viene a mancare la fiducia in quello che puoi fare e a quel punto non è facile mantenere un passo veloce e allo stesso tempo essere rilassato. Quando pensi troppo diventi rigido, non sei fluido sulla moto nelle curve, nei salti, me ne accorgo subito perché non riesco a fare gli stessi scrub che sono in grado di fare quando tutto è sotto controllo". 

Il miglior complimento che hai ottenuto dopo il titolo?
"Semplicemente che me lo sono meritato. Me lo hanno detto in tanti, ad iniziare dai componenti del mio team che hanno creduto sempre in me standomi accanto anche quando non ottenevo i risultati sperati e quando ero infortunato. Siamo stati insieme nei momenti brutti e abbiamo vinto insieme. Questo per me vuol dire tanto, avere una squadra così straordinaria accanto a me, di cui posso veramente fidarmi e loro possono fidarsi di me: è così che assieme possiamo fare grandi cose". 

La tua fidanzata, Špela, invece quale ruolo ha avuto?
"Un grande ruolo. Viene con me a tutti i GP e ora, dopo due anni che siamo assieme, non sarei in grado di immaginare un giorno senza di lei, specialmente i giorni di gara perché lei mi aiuta tanto in tutto. Per tutto quello che voglio lei è lì: mi tiene in ordine le cose, pulisce, prepara. Prima che ci conoscessimo lei non sapeva cosa fosse il motocross, non sapeva come questo sport funzionasse e neanche esistesse, ora ha imparato tutto ed è così appassionata e io sono così felice di avere una così meravigliosa donna accanto a me non solo ad ogni gara ma ogni giorno nella mia vita personale". 

Qual è la differenza tra il Tim di 15, 16, 19 anni di quando hai vinto i precedenti titoli e quello di oggi?
"Come persona penso di essere sempre lo stesso, non sono cambiato, sono sempre un ragazzo normale che cerca di prendersi anche del tempo per tutti quelli che vengono da me. Di sicuro ora ho più esperienza, ma soprattutto ho più consapevolezza di tutto ciò che mi ruota attorno di conseguenza so cosa aspettarmi e come affrontare le situazioni". 

Nella tua carriera c’è qualcosa che non sei ancora stato in grado di raggiungere? 
"In Europa ho ottenuto i titoli 65, 85, 125, MX2 e due volte quello MXGP, quindi il prossimo obiettivo è quello di correre il Supercross negli Stati Uniti. È un desiderio che ho dentro di me, non so ancora quando ma un giorno mi piacerebbe provarci". 

Quando sei tornato a casa dopo aver vinto il titolo 2019 la gente ti ha accolto da vero eroe.
"È vero, specialmente dopo la Svezia, perché tra Imola e il GP di Uddevalla anche se mi chiamavano in molti media non ho potuto dedicare loro del tempo perché una settimana dopo c’era la gara e mi dovevo allenare. Al mio rientro invece la Federazione slovena ha organizzato una conferenza stampa dove sono venuti tutti i media, oltre ad un party in cui abbiamo festeggiato assieme a tutti i fans, è stato molto speciale".  

Tu hai un carattere squisito, sei sempre molto educato, misurato e sorridente: ci sarà però pur qualcosa che ti manda in bestia…
"Certo, la mia ragazza! No, a parte gli scherzi non lo so, niente di particolare direi, forse perché sono un ragazzo molto felice".

Il tuo modo di essere è dovuto a come ti hanno cresciuto o l’hai sempre avuto nel DNA?
"Non saprei, è una domanda a cui non so dare una spiegazione. Sicuramente un grosso ruolo nella mia vita lo ha giocato mio padre. Lui mi ha insegnato tutto sul motocross, mi ha messo sulla moto quando avevo 6  anni e siamo vissuti sempre assieme anche quando si è separato da mia madre. Quindi sicuramente ha contribuito a farmi essere la persona che sono oggi, anche perché non eravamo affatto una famiglia ricca, anzi non avevamo molto, per cui abbiamo dovuto lavorare sodo e questo mi ha fatto apprezzare ancora di più i risultati che ho ottenuto. Questo mi rende maggiormente riconoscente e grato alla mia famiglia che mi ha dato tutto ciò che aveva, perché tu sai da dove sei venuto quando non avevi niente, e ora puoi vivere seguendo il tuo sogno".

 

Come per dire che paga di più l’amore dei soldi…
"Questa è la vita e tutti dovrebbero essere così, purtroppo nel mondo in cui viviamo oggigiorno tutto è invece basato sui soldi, tutti parlano di soldi, tutti non sono in grado di fare qualcosa per qualcuno senza prendere qualcosa da questo. Io invece cerco di aiutare più persone che posso, quando vedo gente veramente povera dò loro, offro loro un po' di soldi per avere un vita anche solo un po’ migliore, perché so che se nel pianeta ci sono buone persone quando magari qualcun altro si trova in situazioni simili verrà a sua volta aiutato. È così nella vita, ma pure nello sport che non esisterebbe senza rispetto, perché diversamente ci si ucciderebbe l’un l’altro. Ci deve essere rispetto per tutti, non solo per i tuoi rivali ma anche per chi arriva ultimo, perché anche loro devono viaggiano per andare alle gare anche se sanno che non possono vincere, ma vengono e si allenano ogni giorno perché hanno un sogno. Quindi il rispetto del loro impegno è altrettanto importante". 

Con sei titoli all’attivo, hai ancora spazio per migliorare l’allenamento e le gare?
"Certo, ho sempre detto che anche se sei campione del mondo nulla è così buono da non poter essere meglio, puoi sempre alzare il livello. Infatti, quest’inverno ho fatto tanti cambiamenti, ad esempio anticipando il mio allenamento in palestra che mi ha permesso di migliorare il 20% rispetto agli anni precedenti anche se ho ancora margine di miglioramento, non sono ancora al mio massimo, posso ancora migliorare. D’altronde ogni anno forzi di più, perché tutti vogliono vincere e spingeranno di più, e ogni volta ti sacrifichi sempre di più".

I tuoi tre titoli hanno lo stesso sapore per te?
"Direi di sì, tutte le volte che diventi campione del mondo è qualcosa di speciale. Diventare il miglior pilota di motocross del mondo è un sogno che diventa realtà per chiunque. Volendo però paragonare i titoli 2015, 2016 e 2019, posso dire che quello dello scorso anno è stato un po’ diverso perché è stato come risorgere dopo due sfortunate stagioni. Anche se so che gli infortuni sono parte dello sport, di ogni tipo di sport, e quando cadi o ti fai male non puoi mai arrenderti, devi sempre riprenderti e soprattutto devi sempre trovare le motivazioni dentro di te, questa è la cosa fondamentale. Non importa quante volte fallisci, la cosa più importante è riuscire sempre a riprenderti, rialzarti e andare avanti. E credere sempre. Perché senza credere, non otterrai mai nulla. Se hai dei sogni e non credi in questi, non li raggiungerai mai. Per questo quella dello scorso anno è stata una vittoria speciale, perché venivo da brutti momenti. Ho ritrovato il vero Tim, ho ricominciato a credere in me e ora sono super felice e orgoglioso di aver vinto insieme al team e a tutte le persone che mi sono state accanto". 

 

E’ come nella vita: prima o poi i problemi arrivano, la cosa più importante è superarli. 
"Esatto, sono perfettamente d’accordo. Tutti hanno problemi, perché nessuno è perfetto, ma bisogna capirli e oltrepassarli, cercando poi di non pensarci. Succede, ma bisogna cercare di imparare il più possibile da ciò e andare avanti. Come dico sempre a me stesso, tutte le cose brutte succedono per una ragione e anche le cose buone succedono per una ragione: è sempre così. Dalle cose brutte devi cercare le cose positive e cercare di imparare quanto più possibile da esse, mentre dalle cose positive capisci cosa hai fatto bene nella tua vita".   

Ti sei fatto un regalo?
"Niente di particolare, anche perché sono una persona che non ha bisogno di molto. Nel senso che sono felice di quello che ho, ad iniziare delle persone come ho accanto a me, specialmente la mia ragazza con cui mi godo i momenti assieme. Queste sono le cose che significano di più per me, le sole che contano veramente nella vita. Mi sono però tolto una voglia: una Honda 250 2T che non essendo più in produzione ho comprato dal mio meccanico Nico che ne aveva una del 2014. Mi mancava la guida delle 2T, l’ultima volta che ne avevo guidata una è stato nel 2012 quando correvo con la 125 ma non avevo mai veramente guidato una 250 a 2 tempi, giusto una volta quella di Nico ed è stato molto divertente".

Il 2020 si è aperto alla grande per te.
"Beh, la vittoria dei due titoli agli Internazionali d’Italia mi ha fatto piacere perché vuol dire che siamo partiti col piede giusto, la moto nuova si è rivelata competitiva ed io a parte qualche iniziale problema alle braccia mi sono sentito bene e sicuro. Però il risultato vero lo vediamo questo fine settimana a Matterley Basin, quello sarà il banco di prova che darà il vero responso dei valori in campo".

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