"Al Mugello non si dorme" e va bene così: ora lo dice anche la Corte Costituzionale

"Al Mugello non si dorme" e va bene così: ora lo dice anche la Corte Costituzionale
  • di Emanuele Pieroni
La sentenza: l’attività del circuito toscano è perfettamente in regola sia per quanto riguarda il rispetto delle norme sull’inquinamento acustico, sia per quanto riguarda i dubbi relativi ad alcune questioni burocratiche sollevate dai ricorrenti e dal Consiglio dei Ministri
  • di Emanuele Pieroni
19 gennaio 2021

Il titolo è una provocazione, ma ci sta. Perchè la Corte Costituzionale, con la sentenza emessa nelle ultime ore in seguito al ricorso sul rispetto delle norme sull’inquinamento acustico e sull’interpretazione di alcuni articoli dei regolamenti, ha dato ragione al circuito e alla Regione Toscana. Attenzione però, perchè le notti brave che precedono il Gran Premio d’Italia e la confusione non c’entrano nulla, visto che la Corte si è pronunciata sull’attività annuale del Mugello Circuit.

Una attività che, evidentemente, si svolge nel pieno rispetto delle regole, con buona pace di quelli che avrebbero preferito il silenzio a tutte le ore del giorno, al di là di orari di chiusura e giornate in cui è concesso girare in pista con auto e moto.

La questione giudiziaria, infatti, ha ruotato in particolare intorno ad una deroga concessa dalla Regione Toscana sul numero di giorni di attività del circuito, con le modifiche alle regole che sono state ritenute legittime dai giudici della Corte che, quindi, hanno respinto tutte le obiezioni. “La cessazione - si legge nel dispositivo - della materia del contendere, in ragione delle modifiche apportate a tali disposizioni dall’art. 1 della legge della Regione Toscana 22 giugno 2020, n. 42, rende non fondate le residue questioni di legittimità costituzionale”. La sentenza prende anche “atto dell’assenza di qualsiasi profilo di contrasto tra la disposizione impugnata e i principi generali posti dalla legislazione statale in materia di tutela della salute”

A finire silenziati, quindi, non sono stati gli scarichi delle moto e delle auto in pista, ma i sostenitori delle proteste, tra cui il Consiglio dei Ministri, che aveva impugnato le disposizioni della Regione Toscana.

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