Frontale tra moto e auto a 113 km/h: l'airbag salva la vita al motociclista

Umberto Mongiardini
Un impatto tremendo dovuto alla disattenzione dell'automobilista. Fondamentali le protezioni del centauro
13 gennaio 2020

Una distrazione che avrebbe potuto essere fatale: questo è quanto successo a Sheffield, nel Regno Unito, dove un motociclista è stato letteralmente centrato da un automobilista che viaggiava nel senso contrario di marcia.

La polizia del South Yorkshire ha commentato così l’accaduto: "In un mondo ideale, tutti dovrebbero guidare con attenzione, ma purtroppo non è così. Il guidatore incriminato non aveva precedenti, ma in questa occasione ha dimostrato un'eccezionale mancanza di giudizio. Per fortuna il motociclista indossava una tuta in pelle con airbag, che si è attivato mentre veniva sbalzato in aria: senza l'airbag, in una collisione a quella velocità, molto probabilmente sarebbe morto".

L’accaduto risale allo scorso 28 aprile, quando un motociclista di 35 anni, a bordo della sua Suzuki GSX-R 1000 K7. si è trovato davanti, poco prima di una curva, un’auto che procedeva in direzione opposta, occupando la propria corsia di marcia. L’impatto è avvenuto a 113 km/h, e il motociclista ne è uscito con una frattura alla schiena e una costola fratturata, così come il polso, mentre la moto è andata ovviamente distrutta a causa della violenza della collisione.

Solo la tuta in pelle che indossava il centauro, dotata di protezioni e, soprattutto, dell’airbag, ha permesso al motociclista di salvarsi, ponendo ancora una volta l’accento sulla necessità di viaggiare in moto indossando tutte le protezioni possibili.

Per quanto riguarda l’automobilista, le autorità gli hanno inflitto giovedì scorso una pena di 16 mesi di carcere, oltre a stabilire un'interdizione alla guida della durata di tre anni: una punizione severa, ma in linea con la gravità del fatto. 

Lo scopo della diffusione del video da parte delle autorità inglese è, da un lato, quello di ricordare come anche una banalissima distrazione possa comportare gravissime conseguenze e, dall’altro, come delle buone protezioni possano effettivamente salvare la vita anche in casi estremi come questo.

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