FUORI PISTO - La telenovela de "I Márquez"

FUORI PISTO - La telenovela de "I Márquez"
Moreno Pisto
Va bene che i fratelli Márquez siano compagni di squadra: fa parlare, agita le acque, è un elemento di novità ed è proprio ciò di cui c’è bisogno alla MotoGP, in calo di appeal tra il pubblico generalista (questa è la verità). Con la speranza di vedere insieme anche Rossi e Marini. Sai che spettacolo?
19 novembre 2019

E invece va bene così. Parliamoci chiaro: Marquez ammazza campionati e campioni, è spettacolare, un fenomeno, qualcosa di mai visto, ma talmente monopolista che più che avvicinare pubblico alla MotoGP lo sta allontanando (avvicina gli appassionati, pochi, e allontana i generalisti); Valentino a causa delle difficoltà non entusiasma; altri personaggi (vedi Petrucci) non si stagliano dallo sfondo e quelli che ci sono non hanno il carisma necessario per emergere: l’unico potrebbe essere Iannone, ma se ne parla più per il suo fidanzamento con l’instagrammer De Lellis che per meriti sportivi.

Scandalizzatevi pure, ma è questa la realtà. Continuate pure a dire che non si possono fare questi discorsi, che il livello è altissimo, lo spettacolo è assicurato e che ci sono stati altri periodi storici dove le cose sono state ancora più banali, regolari, scontate: ma la MotoGP e il motociclismo tutto stanno perdendo appeal.

Se volgiamo lo sguardo ad altri campionati il discorso non cambia: Superbike sempre più di nicchia, Cross, Enduro sempre stati quasi esclusivamente per veri intenditori, e non parliamo di altre discipline che oramai sono belle, bellissime, ma quasi clandestine.

Quindi va bene che i fratelli Márquez si ritrovino compagni di squadra. Va bene che ci siano caratteri di novità assoluta, alla facciadi quelli che dicono: "non è mai successo prima". Ma va? Dire: è sempre stato fatto così è il primo errore (e il più grave) che può commettere chi vuole cambiare le cose o invertire le tendenze. È una sfida per tutti: per Alex Márquez, che dovrà essere all’altezza del fratello maggiore; per Marc Márquez, che dovrà sopportare il peso di chi già sostiene che con il fratello minore in pista avrà un pensiero in più; per la famiglia stessa, che dovrà fronteggiare o prevenire eventuali drammi psicologici; per la Honda, perché un conto è mettere nel box di Marc un pilota dove la concorrenza è palese e sana sapendo già che 99 su 100 verrà triturato, un altro è metterci un familiare, con il rischio concreto di far rendere meno entrambi o quello di rovinare un rapporto fraterno; per la MotoGP e la Dorna, che potrebbero ritrovarsi una famiglia al comando, con il conseguente aggravio di noia e allontanamento dal pubblico anti Márquez; per gli avversari, che dovranno continuamente alzare l’asticella per far sì che il campionato di moto più difficile al mondo non diventi un qualcosa da smazzarsi nella tenuta di famiglia a Cervera, in una sorta di restyling di Dallas.

E se anche Valentino...

Tutti elementi, questi, che impreziosiscono e non tolgono, che fanno parlare, che attirano l’attenzione, proprio ciò di cui lo sport che amiamo ha bisogno. Anzi, pensate se Valentino continuasse, immaginate che Luca Marini si imponga e che Rossi - Marini diventi la coppia di una Yamaha rigenerata e più competitiva. Sarebbe allettante o no ritrovare le coppie di fratelli nelle prime quattro posizioni del Motomondiale? Quanti addetti al settore e stampa potrebbero ricamarci sopra?

Fidatevi, chi va dicendo in giro che un fratello in pista ti limita non ha capito niente dei piloti. Al Ranch di Valentino Rossi, ogni sabato possibile va in scena l’Americana, una gara in cui ogni due o tre giri chi arriva ultimo viene eliminato fino a quando non ne rimangono solo tre per l’ultima sessione. Qui ho visto Valentino sportellare Luca nell’ultima curva, strettissima, a sinistra, entrandogli dentro come se non ci fosse un domani, un fratello, un senso pur di non restare dietro ed essere eliminato.  Di cosa stiamo parlando?

Ricordatevi anche quello che Marc Márquez mi disse in un’intervista diversi anni fa. “La persona a cui tengo di più è Alex. Con lui mi lega tutto, se vado a fare un giro con i miei amici dopo due giorni mi chiama e mi chiede: quando torni a casa? È normale, andiamo in bici, in palestra, ci alleniamo col cross. Insieme facciamo tutto”. Adesso faranno pure le stesse gare.

L’intervista continuava: sarà possibile vedervi correre nella stessa categoria? “Magari, sarebbe un sogno”. E che farai se lui ti lascerà aperta una porta all’ultima curva? “Vado dentro eh. Però a fine gara mi incazzo con lui perché ha sbagliato”.

Capito? Son piloti e fratelli, in quest’ordine adesso. Godiamoci la telenovela de "I Márquez", sperando che in un prossimo futuro si possa parlare di una faida leale sportiva eccitante tra più famiglie, in stile Beautiful più che Dallas.

Perché Beautiful, bellissima, la MotoGP lo è.

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