Torneremo sulla Luna, ma in moto

Torneremo sulla Luna, ma in moto
Antonio Privitera
  • di Antonio Privitera
Un render del designer russo Andrew Fabishevskiy ci riporta sulla Luna, in moto
  • Antonio Privitera
  • di Antonio Privitera
25 novembre 2020

I grandi progetti di ritorno sulla Luna per il 2024 devono aver stimolato la creatività di tecnici e designer: uno di questi, il russo Andrew Fabishevskiy ha immaginato una motocicletta adatta ad equipaggiare i futuri astronauti della NASA durante la permanenza sul nostro satellite. Ovviamente stiamo parlando di un render, un disegno al computer, ma l'illusione di poterlo toccare con mano e di tornare per un attimo alle missioni Apollo degli anni '60 e '70 è concreta grazie alla razionalità del progetto e alla più che valida concezione.

Si tratta di una moto dotata di motori elettrici – del resto in assenza di atmosfera non è possibile la combustione – e di un telaio a traliccio che si estende a incorporare il pacco batterie posto al centro e celato da una copertura in pieno stile NASA, cui la moto è dedicata. Le due grosse ruote artigliate sono quanto di meglio per muoversi sullo strato superficiale sabbioso o roccioso della crosta lunare e il sistema di sterzo prevederebbe due snodi sulla ruota anteriore a sbalzo. La sella sembra disegnata tenendo conto della minore forza di gravità lunare rispetto a quella terrestre, ma in un render così affascinante sembra in linea e coerente.

A parere di chi scrive, uno dei punti di forza del concept (a proposito, sembra si chiami LMVv1, è sul braccio della sospensione posteriore) è la possibilità di essere tranquillamente immaginato in dotazione all'Apollo 11, la missione lunare che Ruggero Orlando e Tito Stagno ci hanno raccontato durante una delle prime maratone televisive della storia: nel senso che pur apparendo praticamente realizzabile senza troppe difficoltà, lo stile sembra mettere d'accordo i nostri ricordi del LEM che accarezza la superficie lunare e la più visionaria prospettiva della ri-conquista della luna sulla quale, se torneremo, non ci sorprenderebbe troppo trovare a scorrazzare trai crateri proprio la LMVv1.

Foto e fonte behance.net